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Chi Siamo

Officina Poetica

OFFICINA POETICA è un laboratorio di idee che diventa spettacolo.

Partendo dalla scelta e lo studio di uno o più autori, Officina Poetica porta in scena testi ora recitati, ora cantati, in cui la musica – rigorosamente suonata dal vivo – diventa parte integrante.

A Fabio Turchetti (musicista e compositore) e Daniela Coelli (attrice e regista) si uniscono sul palco Luca Congedo al flauto e Luca Garlaschelli al contrabbasso che collaborano alla realizzazione degli spettacoli.

Daniela Coelli 

Nata a Cremona, si trasferisce a Roma dal 1989 al 2009, dove lavora come attrice, autrice e regista.

 Nella sua formazione, seminari di: teatro/danza con: Lindsay Kemp, Joan Minguell. Reka Siegel, Dominique Doupouy, Cast V Piano, Pippo Del Bono, Enzo Cosimi, Lucia Latour, Antonella Bertone, di canto con Rita Marcotulli; di cinema con Francesco Maselli, e training internazionale per attori diretto da Juan Carlos Corazza,

Partecipa a numerosi festival: Taormina Arte, Festival Ameroe (sia come performer che tra i promotori, insieme ad Arturo Annecchino e Renato Nicolini), Montepellegrino, Panatenee Pompeiane, Akrai Teatro, Festival di Polverigi, Segesta.

 Numerose sono le partecipazioni come attrice a spettacoli di: A. Annecchino, B. Navello, M. Solari, A.Vanzi, S.Carella, S. Tessitore, A. Berdini, N. Garrone, G. Pomardi, F. Scaldati, D. Valmaggi, L. Petrillo, B. Arena, M. Mattolini, A. Cassano, e con attori quali: Maria Rosaria Omaggio, Nello Mascia, Laura Lattuada, Alberto Di Stasio, Edoardo Siravo, ecc.

Per il cinema ha recitato nel film La febbre di Alessandro D’Alatri.

Come aiuto regia ha lavorato in”A un passo dal sogno”,di Costanzo e Vaime, con Platinette e i ragazzi di ”Amici” , regia di Mattolini

lavora da anni con musicisti di varia estrazione, tra cui il gruppo di musica medioevale e rinascimentale “ La Rossignol”, e Fabio Turchetti, con cui ha fondato “Officina Poetica”.

tra le ultime produzioni musicali:”L’ultimo burattino”, poema sinfonico di S. Parisini, con l’”Ensamble Ponchielli” diretto da Mario Vitale

Fabio Turchetti 

Fabio Turchetti è un musicista  italiano con base a Londra.

Bandoneon ed organetto (oltre che la voce) sono gli strumenti con cui esprime meglio la sua poetica musicale.

Ha suonato nell ‘ultima edizione (2015) del  festival jazz di Madrid  e del festival  Accordionist from the world in Bryant Park di New York . Negli ultimi due anni ha suonato anche a: Manila (Philippine international jazz festival, 2013), San Diego (Carlsbad Theatre  2013), Salonicco (Università Aristotelis 2013 ), New York (Brooklyn accordion club, 2014),  Londra (Guilford Accordion club, 2014), Philadelphia (Liberty bellows accordion club 2014), Praga (Alternativa festival 2014) Roma (Teatro il Cantiere 2015), Parigi (Petit theatre du bonheur 2015)  Berlino (Herman Schulz, 2015) Boston (Allegro concert series 2016) Buenos Aires (Museo dell’ accordeon 2016) Amsterdam (Cafe de Pianist 2016).

Ha pubblicato una trentina di cd firmando quasi sempre le musiche.

Fabio scrive  anche libri: “Note al margine-conversazioni al Danubio su radici, confini e musica con Terez Marosi” (Effige, Mi 2012),  “Nella foresta-53 appunti di viaggi e musica” (Apostrofo, Cr 2014),”L’avventura del CPC- dieci anni di produzioni discografiche” (Adafa, Cr 2015) e progetti teatrali.

 

MIO ANGELO DI CENERE

spettacolo/concerto
da Notizie dall’esilio e La bambina
di Mariella Mehr

Fabio Turchetti musiche, fisarmoniche e chitarre

Daniela Coelli voce recitante

Luca Garlaschelli contrabbasso e tromba

Luca Congedo flauti

Hermes Mangialardo video

 

Mariella Mehr, nata a Zurigo nel dopoguerra, il 27 dicembre 1947, da madre zingara di ceppo Jenische, vittima dell’operazione Kinder der Landstrasse, (bambini di strada) ha fatto della denuncia della persecuzione del suo popolo il centro della propria scrittura, vincendo numerosi premi e la Laurea Honoris Causa nel 1998 dalla Facoltà di Storia e Filosofia dell’Università di Berna per l’impegno per i diritti delle minoranze e dei gruppi emarginati.

Gli Jenisch, una etnia nomade diffusa in particolar modo in Germania e in Svizzera negli anni’40, erano già stati vittime, insieme ad altre etnie nomadi, di una cruenta persecuzione nazista che, in nome della famigerata politica razziale, li aveva prima imprigionati e poi gasificati nei campi di sterminio di mezza Europa.

Già nella primissima infanzia fu strappata alla madre per essere consegnata a famiglie affidatarie, orfanatrofi, istituti psichiatrici, in quanto la rottura totale tra il bambino e il suo universo familiare era ritenuta condizione indispensabile per l’estirpazione del fenomeno zingaro (dal 1926 al 1972 furono 600 i bambini sottratti a forza alle loro famiglie nell’ambito di un programma che doveva plasmarli secondo i modelli della società sedentaria).

 

È da questa esperienza di sradicamento, segregazione e colpevolizzazione che nascono tutte le opere della Mehr, in particolare i romanzi della “trilogia della violenza” di cui Labambina fa parte, e la raccolta di poesie Notizie dall’esilio, alcune delle quali musicate da Fabio Turchetti nell’album Mio Angelo di Cenere.

 

Dall’album nasce e prende nome lo spettacolo/concerto, tratto appunto da queste due opere, di Fabio Turchetti (musiche, fisarmoniche e chitarra) e Daniela Coelli (voce), a cui si aggiungono

Luca Garlaschelli (contrabbasso e tromba) e Luca Congedo (flauti).

 

I testi scelti da Notizie dall’esilio costituiscono la narrazione poetica in immagini di destini segnati dalla persecuzione del “popolo errante”, che qui viene evocata non tanto nella concretezza dei fatti, quanto nelle cicatrici emotive e in un visionario esilio in cui ricomporre ataviche memorie, mentre in quelli da Labambina, in cui l’elemento autobiogarafico non sta tanto nella vicenda narrata, ma nella reazione primaria della bambina con il mondo, (“Non ha nome, Labambina…”) la violenza, fisica e psicologica, è l’unico elemento dinamico in grado di provocare episodici contatti tra vittime e carnefici.

Le musiche giocano sul contrasto festa-tragedia, tipico del mondo zingaro, dove si battono le mani, si balla vestiti di colori sgargianti, mentre si sta cantando la disperazione di un popolo.

Lo spettacolo si avvale anche d alcuni frammenti tratti dal libro di Isabel Fonseca Seppellitemi in piedi.

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